MONDIALI ANTIRAZZISTI (Modena 2012)
Era il lontano 1997 quando in Emilia Romagna sorgeva una nuova realtà, I Mondiali Antirazzisti, creatasi dal Progetto Ultrà – UISP Emilia Romagna, in collaborazione con Istoreco (Istituto Storico per la Resistenza) di Reggio Emilia. Obiettivo primario “il coinvolgimento diretto e la contaminazione fra realtà considerate normalmente contrastanti e contraddittorie, quella dei gruppi ultrà, spesso etichettati come razzisti, e quella delle comunità di immigrati”. Oggi la manifestazione è raggiunta e seguita da molte parti del mondo e urla sempre più forte il proprio “no” alla discriminazione, al sessimo e all’emarginazione. L’edizione 2012 dei Mondiali ha spostato il centro delle proprie attività a Castelfranco Emilia, a pochi km dalle zone fortemente colpite dal sisma, per confermare il proprio spirito di solidarietà e “lanciare il proprio messaggio di vicinanza a chi vive sulla propria pelle i disagi di questa calamità”, e ha attivato una raccolta fondi a sostegno di queste. I Mondiali sono anche eco-sostenibilità e la raccolta differenziata riesce a portare al riciclo circa il 70% dei rifiuti prodotti, è una risorsa importante. Da qualche anno Shoot 4 Change segue e sostiene I Mondiali, fornendo una copertura fotografica e video dell’intero evento, e portando alla luce le storie che si celano dietro i partecipanti e le esperienze vissute in un contesto policromo come questo. A me piace chiamarla discriminazione; la parola antirazzismo esiste dal momento in cui confermiamo l’esistenza e il significato di “razza”. Da tempo ero al corrente di questa iniziativa e non si erano ancora poste le condizioni per potervi partecipare. Immaginavo, si un contesto colorito e variegato, ma non mi aspettavo questa concentrazione di energie e realtà impegnate dal basso nel sociale. Condivisione, fratellanza, divertimento e impegno sociale sono gli ingredienti che hanno impastato le cinque giornate scottanti de I Mondiali Antirazzisti. Sotto un sole cocente, centinaia di squadre sportive, calcio, pallavolo, basket, cricket e soft ball, si sono “battute” per l’uguaglianza e il rispetto verso il diverso; ognuno di noi è diverso agli occhi di tutti. I colori e i costumi di mezzo mondo si sono spostati, portando con se tende e sacchi a pelo, per prendere parte all’evento ricco di risate, urla e danze, ma anche di dibattiti e spunti di riflessione, tra una birra di troppo e il colore radiante dei fumogeni, la musica dei concerti, i cori da stadio, e i sorrisi smaglianti delle persone che ti hanno incrociato lungo la strada che percorrevi verso le docce o i campi da gioco. Le emozioni e le sensazioni che l’aria de I Mondiali propagava sono penetrate nell’interno della pelle ed hanno colpito la consapevolezza e la responsabilità di chi, come noi, doveva leggere e documentare la ricchezza di valori e di principi che fluttuavano all’interno dei campi da gioco, tra i gruppi, le associazioni, le organizzazioni che impegnano la propria vita al servizio del prossimo. [...] finché il colore della pelle di un uomo non sarà più significativo del colore dei suoi occhi [...] il sogno della pace durevole e della cittadinanza del mondo e del dominio della moralità internazionale resterà solo una pia illusione, da ricercare senza mai poterla raggiungere. (Haile Selassie) |